Cosa si intende con fame chimica?
Con il termine fame chimica si intende un forte impulso incontrollato ed irrefrenabile che si manifesta nei consumatori di cannabis, provocando nel soggetto un’intensa e costante sensazione di fame, un appetito insaziabile che causa una necessità urgente di abbuffarsi anche quando lo stomaco è pieno. Trattasi di una condizione conosciuta e rinomata tra i consumatori abituali di marijuana, tanto da essere immortalata nel titolo di un film italiano realizzato nel 2003 dai registi Paolo Vari e Antonio Bocola, denominato “Fame Chimica“. Un fenomeno che si manifesta nella vita di ogni stoner, il quale lo renderà totalmente vulnerabile per ore all’assunzione di cibi zuccherati o salati.
Come si manifesta la fame chimica?
Generalmente, è una sensazione che si manifesta tra la mezz’ora e le due ore dopo il consumo di marijuana, tuttavia, il lasso di tempo è molto soggettivo, poiché contribuiscono diverse varianti in grado di influenzarlo come l’età, lo stile di vita e il regime alimentare. Gli alimenti più ricercati durante questa fase di “high” sono i prodotti con un elevato livello di zuccheri, merendine, cioccolato, biscotti dolci, carboidrati semplici e complessi. Questo desiderio viene autonomamente imposto dal nostro organismo, il quale percepisce immediatamente la sensazione di inadempienza, e questi cibi rappresentano una riserva facilmente accessibile per colmare un appetito incontrollabile. Il glucosio è un pilastro portante sul quale si basa il nostro fabbisogno energetico, per questo esiste un reale pericolo per il nostro organismo, il quale spinto dallo stimolo irrefrenabile della fame può correre il rischio di una saturazione, ovvero di una reazione spiacevole che provoca la nausea e delle crisi emetiche.
Da cosa è dovuta la fame chimica?
Nonostante non sia stato provato scientificamente, il nostro organismo è sicuramente influenzato dall’assunzione di cannabis, la quale stimola il nostro sistema endocannabinoide. Il merito della sensazione di fame chimica è dovuto al THC, un principio attivo che interferisce con la normale sintesi del POMC, impedendo ai neuroni di trasmettere le corrette informazioni relative al senso di sazietà. La chiave scientifica per interpretare l’influenza della marijuana sulla fame è la correlazione tra recettori CB1 e THC. Un’altra ricerca scientifica effettuata al Neurocentre Magendie di Bordeaux ha dimostrato il legame tra THC e il nostro apparato olfattivo.
Il CBD crea fame chimica?
Il CBD e il THC sono molecole simili ma non identiche, queste agiscono all’interno del nostro organismo, causando effetti e sensazioni completamente differenti. Il CBD agisce in modo blando nel sistema, una proprietà che permette a questa molecola di non causare nessun tipo di squilibrio all’interno del nostro corpo. Un altro aspetto positivo di questo composto chimico è la capacità di risolvere disturbi collaterali, in quanto legandosi ai CB2, i recettori responsabili del corretto funzionamento del nostro sistema immunitario, aiuta l’organismo a ripristinare il suo naturale equilibrio. Inoltre, le genetiche di marijuana CBD hanno proprietà antiemetiche che regolarizzano la nausea e attenuano i disturbi alimentari.
Come combattere e contrastare la fame chimica?
La fame chimica si manifesta spontaneamente, per via del THC che altera il nostro senso di sazietà, tuttavia, è possibile contrastare i suoi effetti utilizzando gli alimenti corretti:
Frutta di stagione
La frutta di stagione è l’alimento più consigliato, in quanto contiene fruttosio, una caratteristica che permette di evitare un accumulo di grassi in eccesso. I frutti più famosi tra gli stoners sono:
Mele
Pesche
Meloni
Fragole
Uva
Acqua
L’acqua è una bevanda fondamentale in uno stato di “high“, infatti non bisogna dimenticarsi di berne con regolarità. La fame chimica è in grado di causare in diverse casistiche anche l’inibizione dei ricettori, con la conseguente voglia di non assumere liquidi. È molto importante assumerne in quantità, almeno 1 o 2 litri, poiché in casi gravi la disidratazione è capace di causare ritenzione idrica, con conseguenze gravi per la salute.
Come si può ridurre la fame chimica?
Uno stile di vita sano, dello sport e una dieta equilibrata sono una strategia efficiente per limitare gli effetti della fame chimica. Le modalità di consumo della cannabis possono influire sull’entità del fenomeno, in quanto maggiore è la concentrazione di THC, più intensi saranno gli effetti della fame chimica. La vaporizzazione è il metodo che sviluppa e concentra maggiormente il principio attivo, per via delle temperature di ebollizione capaci di arrivare a 150°, riuscendo ad incrementare la potenza del THC, il quale in base alla tipologia di marijuana è in grado di raggiungere il 45-50%. Mentre lo spinello ha una temperatura di combustione intorno ai 170° e provoca una concentrazione di THC intorno al 25% a causa del parziale degrado nella fase di fumo. Alimenti e preparati a base di “erba” o semi di cannabis rendono rara la comparsa della fame chimica, in quanto contengono concentrazioni leggere di principio attivo. Cibi, tisane e tè a base di marijuana risultano meno pericolosi e più sicuri di uno spinello.
La fame chimica fa ingrassare?
Secondo una ricerca pubblicata sull’International Journal of Epidemiology non aiuta ad ingrassare, in quanto ha evidenziato che la fame chimica e l’obesità raramente sono correlate, poiché nell’interazione del THC con il nostro organismo si stabilizza l’assimilazione del cibo in eccesso, una proprietà che permette di ridurre l’impatto dei macronutrienti sul nostro corpo. I consumatori di cannabis in media hanno meno problemi di obesità, patologie diabetiche e scompensi insulinici.
La fame chimica è protagonista nella cultura popolare
Il celebre film “Fame Chimica“ del 2003 diretto da Antonio Bocola e Paolo Vari, racconta la vita e le vicissitudini di due amici della periferia Sud di Milano, in cui la tematica principale del racconto è la droga. La fame chimica ha un ruolo di metafora nella storia, in modo da rappresentare il reale fenomeno del mondo degli stupefacenti.
Sia nella musica italiana che in quella internazionale molti cantautori hanno preso come ispirazione il tema della fame chimica e dei suoi effetti, tra i principali abbiamo:
- Wepro, cantautore italiano che nel 2018 ha inciso un disco intitolato “Fame Chimica”.
- Al Mukawama, rapper italiano il cui brano “Fame Chimica” racconta i sintomi di una appetito filosofico e mentale insaziabile.
- Lorenzo Bertasi, in arte “Lobe“, che nel suo singolo parla della fame chimica dopo una travolgente serata di festa con amici.
Numerosi sono anche gli articoli pubblicati su autorevoli riviste scientifiche che citano la tematica, tra i più importanti possiamo trovare: “Are cannabis users less likely to gain weight?“, “Results from a national 3-year prospective study“, “International Journal of Epidemiology” e “Volume 48, Issue 5, October 2019“.