Quali sono i 10 miti più famosi della cannabis?

Illustrazione su quali sono i 10 miti più famosi sulla cannabis

Negli ultimi anni, molti paesi hanno legalizzato o decriminalizzato l’uso medico e ricreativo dell’erba, riconoscendo scientificamente i suoi potenziali benefici e l’importanza di una regolamentazione sicura e responsabile. La percezione pubblica della marijuana sta attraversando una trasformazione significativa a causa della crescente quantità di ricerca scientifica che smentisce i vecchi falsi miti e mette in evidenza i potenziali benefici della canapa nel contesto medico. Questo ha generato un incremento significativo dell’accettazione e della comprensione dell’erba, nonché un aumento sostanziale della domanda di prodotti a base di cannabis.

Tuttavia, continuano a circolare numerosi falsi miti sulla marijuana, i quali circolano per diverse motivazioni, tra cui:

  • Stereotipi culturali: l’erba è stata stigmatizzata per decenni e associata a gruppi sociali marginali o devianti, alimentando pregiudizi e stereotipi.

  • Propaganda anti-droga: in passato, la campagna contro le droghe ha spesso diffuso informazioni fuorvianti o esagerate sugli effetti negativi della cannabis, con l’obiettivo di scoraggiarne l’uso.

  • Informazioni incomplete o errate: la mancanza di conoscenza approfondita sugli effetti dell’erba ha portato alla generazione di informazioni errate o incomplete, le quali sono state diffuse e hanno alimentato falsi miti.

  • Disinformazione volontaria: in alcuni casi, potrebbe esserci una disinformazione volontaria, dove persone o gruppi hanno interesse a propagare informazioni fuorvianti sulla cannabis per motivi politici o economici.

 

La cannabis è una droga di passaggio

La marijuana non è necessariamente una porta d’accesso alle droghe. Mentre alcune persone potrebbero utilizzare la marijuana come primo passo verso l’uso di sostanze stupefacenti più pericolose, altre possono consumarla occasionalmente o in modo continuativo senza mai passare a sostanze più infide. In realtà, l’utilizzo di droghe dipende da vari fattori, tra cui la disponibilità, la personalità, la situazione sociale e familiare. Non esiste un percorso definitivo o prevedibile verso l’uso di stupefacenti più dannosi. Inoltre, numerose sostanze, compresa la marijuana, possono avere effetti negativi sulla salute e sulle capacità cognitive, interferendo con la vita quotidiana e le relazioni. Pertanto, riteniamo importante che le persone siano educate sui rischi associati all’uso di droghe.

 

La cannabis non crea dipendenza

La cannabis viene generalmente considerata una droga con un basso potenziale di dipendenza. Nonostante alcune persone possano sviluppare una dipendenza dalla marijuana, le probabilità che questo accada sono significativamente inferiori rispetto ad altre sostanze come gli oppiacei o la cocaina. Ciò può essere attribuito alla composizione chimica dell’erba e agli effetti che genera sul cervello. Il principale composto psicoattivo della cannabis, il THC, si lega ai recettori del sistema endocannabinoide nel cervello, ma non attiva direttamente i famosi circuiti “di ricompensa”, i quali sono correlati alla dipendenza. Inoltre, i sintomi di astinenza associati alla marijuana sono solitamente meno intensi ed impegnativi dal punto di vista fisico rispetto ad altre sostanze stupefacenti. Tuttavia, è importante sottolineare che l’uso eccessivo e prolungato di cannabis può avere conseguenze negative per la salute mentale e il benessere complessivo di una persona, anche se non si manifesta una dipendenza fisica. Pertanto, è di estrema importanza adottare un approccio coscienzioso nell’uso dell’erba e valutare attentamente i propri fattori di rischio individuali prima di utilizzarla.

 

Con la cannabis non si può andare in overdose

La cannabis non può in nessun caso causare overdosi letali. Innanzitutto, il sistema endocannabinoide presente nel nostro corpo, che viene attivato dai cannabinoidi della marijuana, non influisce negativamente sui centri vitali del cervello responsabili della respirazione e della funzione cardiaca, a differenza di altre sostanze stupefacenti. In aggiunta, l’uso di erba avviene generalmente in dosi controllabili e il corpo sviluppa una tolleranza agli effetti del principale composto psicoattivo, ovvero il THC. Anche in caso di dosi eccessive, le conseguenze più comuni sono ansia, paranoia, aumento della frequenza cardiaca e malessere generale, le quali si risolvono senza conseguenze gravi per la salute. Per giunta, le percentuali di THC presenti nelle varietà di cannabis attualmente in commercio rendono estremamente improbabile un consumo accidentale o involontario di una quantità sufficiente per provocare un’overdose. Bisogna però tenere conto che l’uso eccessivo e non responsabile dell’erba può ancora causare problemi come disturbi di memoria, del sonno, ansia e alterazioni cognitive, pertanto è importante essere consapevoli dei propri limiti e dei rischi associati.

 

Fumare la marijuana rende pigri

Contrariamente alla credenza comune, fumare della marijuana non rende pigri. La percezione che la cannabis sia associata all’inerzia e alla mancanza di motivazione potrebbe derivare da alcune caratteristiche della pianta stessa, come l’effetto rilassante o sedativo che può indurre. Tuttavia, gli effetti della ganja dipendono da vari fattori, tra cui il ceppo utilizzato, il dosaggio, il metodo di consumo e l’individuo stesso. Alcune varietà di erba, ad esempio quelle ricche di THC, possono avere effetti più sedativi, mentre altre, con un alto contenuto di CBD, tendono ad essere più energizzanti. Per di più, la risposta di ciascun individuo all’erba può variare in base alla biochimica personale e alle circostanze in cui viene utilizzata. È fondamentale sottolineare che la motivazione e l’energia di una persona dipendono da molti altri fattori, come la salute generale, lo stile di vita, l’equilibrio emotivo e le aspirazioni personali. Pertanto, non è corretto generalizzare che fumare marijuana renda automaticamente pigri o privi di motivazione.

 

Non esistono postumi da cannabis

L’uso di cannabis contrariamente da quello che molti pensano può causare alcuni effetti collaterali noti come “postumi” o “hangover”, ma solitamente sono meno intensi e debilitanti rispetto a quelli dell’alcol. Questi effetti possono includere confusione mentale, stanchezza, bocca secca, mal di testa, occhi arrossati e alterazioni dell’appetito. Fortunatamente scompaiono entro poche ore o il giorno successivo. È consigliabile consumare marijuana in modo responsabile, controllando le dosi e l’ambiente. I postumi da cannabis non sono considerati pericolosi per la salute e non comportano rischi significativi.

 

La marijuana non ha alcun valore medicinale

La cannabis ha dimostrato di avere numerosi valori medicinali. I suoi componenti attivi, come il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD), hanno proprietà terapeutiche che possono essere utili nel trattamento di varie condizioni mediche. L’erba è spesso utilizzata per alleviare il dolore cronico, ridurre l’infiammazione e migliorare i sintomi di malattie come l’artrite, sclerosi multipla ed epilessia. Inoltre, può essere efficace nel trattamento di disturbi dell’umore come l’ansia e la depressione. La marijuana è spesso usata anche nello stimolare l’appetito o per combattere la nausea nei pazienti sottoposti a chemioterapia. Tuttavia, è cruciale consultare un medico prima di valutare l’utilizzo della cannabis a scopi medici.

 

La cannabis fa perdere la memoria

L’uso di marijuana può influenzare la memoria a breve termine a causa del suo principio attivo, il THC. Durante l’uso attivo della sostanza, si possono sperimentare difficoltà nel ricordare eventi recenti. Ciononostante, questi effetti sono solitamente temporanei e reversibili, e tendono a diminuire una volta che la sostanza svanisce dall’organismo. Gli effetti sulla memoria variano da persona a persona e l’uso cronico eccessivo può aumentare il rischio di problematiche a lungo termine. Per minimizzare eventuali danni, è consigliato un utilizzo limitato e diligente.

 

Il tasso di criminalità aumenta con il consumo di cannabis

La ricerca scientifica non ha stabilito un collegamento diretto tra l’uso di cannabis e un aumento del tasso di criminalità. Sebbene alcuni studi suggeriscano un’associazione tra marijuana e comportamenti criminali, le prove sono inconcludenti e contrastanti.

 

La marijuana non è più pericolosa dell’alcol

La marijuana non è considerata più pericolosa dell’alcol per diversi motivi. In primo luogo, gli effetti sulla salute variano notevolmente tra le due sostanze: l’alcol è in grado di causare danni significativi agli organi interni, come il fegato, mentre gli effetti a lungo termine della cannabis sul corpo umano sono ancora oggetto di studio. In aggiunta, l’alcol è spesso associato ad un aumento di comportamenti aggressivi e violenti, mentre l’erba tende ad avere un effetto più rilassante e sedativo. Dal punto di vista della tossicità, è molto più difficile morire per overdose di marijuana rispetto all’alcol. Infine, gli studi dimostrano che l’alcol è una delle principali cause di incidenti stradali mortali, mentre l’utilizzo di cannabis non sembra essere correlato ad un aumento degli incidenti automobilistici.

 

La marijuana non influenza la guida

L’uso di marijuana può influenzare negativamente la capacità di guidare a causa del suo principio attivo, il THC, che compromette la coordinazione, l’attenzione, il tempo di reazione e la percezione dello spazio. Questo aumenta notevolmente il rischio di incidenti stradali, poiché gli individui possono avere difficoltà nel mantenere la stabilità del veicolo, rispondere a segnali stradali e adattarsi alle condizioni del traffico. La cannabis può anche causare sonnolenza e ridurre l’attenzione del guidatore, rendendo la guida ancora più pericolosa. È importante sottolineare che le leggi sulla guida sotto l’influenza di sostanze stupefacenti possono variare, ma la maggior parte dei paesi considerano l’uso di marijuana prima di guidare una violazione grave. Pertanto, è fondamentale evitare di guidare dopo aver consumato erba e scegliere mezzi alternativi di trasporto, in modo da garantire la sicurezza propria e degli altri sulla strada.

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